ricerca epidemiologica
sanitá pubblica veterinaria
La sanità pubblica veterinaria riguarda le attività della veterinaria finalizzate al mantenimento della salute dell’uomo.
In molti casi la salute dell’uomo e la salute degli animali sono legate fra loro e medicina e veterinaria collaborano per combattere da fronti diversi le stesse malattie.
Nel Chaco boliviano sono presenti diverse zoonosi (malattie trasmissibili dagli animali all’uomo) e la collaborazione medico-veterinaria è particolarmente importante per conoscere e prevenire alcune di queste malattie: rabbia, epatite E, encefalite da virus West Nile, leptospirosi, borreliosi di Lyme, teniasi-cisticercosi, echinococcosi, trichinellosi.
Si ringrazia il Ministero degli Affari Esteri e la Regione Toscana per il sostegno accordato a queste iniziative.
Questa zoonosi parassitaria è stata segnalata in Bolivia fino dal 1993. In collaborazione con i colleghi veterinari del LIDIVET di Santa Cruz è stato messo a punto il metodo di identificazione delle larve di trichinella tramite digestione artificiale utilizzando frammenti di diaframma di suino prelevati al mattatoio.
E’ stata inoltre condotta una indagine sierologica con un kit diagnostico ELISA su sieri di suino prelevati in mattatoi del dipartimento di Chuquisaca. Il 2,3% dei soggetti esaminati è risultato positivo al test.
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Questo virus è abbastanza diffuso nei paesi in via di sviluppo, si trasmette per via fecale-orale soprattutto attraverso acque ed alimenti contaminati ed è stata dimostrata la trasmissione dagli animali all’uomo.
E’ stata condotta una indagine sieroepidemiologica in due comunità del sud est della Bolivia e il virus è stato identificato in campioni di feci suine e umane. Gli studi sulla genetica di questi stipiti virali hanno dimostrato che quelli di origine umana sono leggermente diversi da quelli di origine suina.
Attualmente si sta cercando di chiarire questo aspetto per capire quale possa essere il contributo del suino nell’insorgenza dei casi di infezione nell’uomo nel contesto Boliviano
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Nel 1992 è stato condotto uno studio sierologico per la ricerca di anticorpi contro Leptospira spp. in campioni di siero di pecora, capra e cane raccolti in tre località della provincia della Cordillera nel sud del Dipartimento di Santa Cruz (Bolivia). In totale, i sieri di 98 pecore, 218 capre e 43 cani sono stati testati contro 29 sierotipi di leptospira utilizzando il test di agglutinazione microscopica. Quando sono stati raccolti i campioni di sangue, tutti gli animali esaminati erano sani e non mostravano segni clinici di leptospirosi.
Le prevalenze degli anticorpi, considerando i risultati positivi con diluizioni di 1:100 o più, erano del 14,3% nelle pecore, del 19,7% nelle capre e del 14,0% nei cani. In animali positivi sono state trovate agglutinine contro sei sierotipi (poi, shermani, pomona, canicola, javanica, djasiman). La più alta prevalenza sierologica negli ovini e nei caprini è stata registrata per il poi serovar, seguito da pomona nelle pecore e shermani nelle capre. I titoli Shermani erano i più comuni nei cani. I risultati di questo studio mostrano che l’infezione da leptospira è comune nel sud-est della Bolivia e che i sierotipi di diversi sierogruppi contribuiscono all’eziologia.
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Nel 1992 è stato condotto uno studio sierologico sugli anticorpi contro Borrelia burgdoferi, mediante test di immunoassorbimento enzimatico (ELISA), in campioni di siero di pecore, capre e cani raccolti nella provincia della Cordillera, Bolivia. Sono stati testati i sieri di 98 pecore, 218 capre e 43 cani. La sieroprevalenza osservata negli ovini e nei cani era dello 0,0%, mentre la percentuale di sieropositivi nei campioni di capra era del 5,0%.
Analizzando i 10 sieri positivi con la tecnica del Western blot, cinque hanno reagito con antigeni proteici specifici e tutti questi erano positivi nelle bande di immunoglobuline G (IgG), indicando che le capre nella provincia della Cordillera avevano trovato B. burgdoferi. Questi risultati, che sono un’ulteriore prova della presenza dell’infezione da B. burgdoferi in Bolivia, mostrano come l’analisi sierologica delle capre sia un possibile strumento per la sorveglianza della borreliosi di Lyme.
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